zungri12 relatori Con il patrocinio dell’Arpacal e Sigea (Società Italiana di geologia Ambientale), si è svolto sabato scorso l’evento “Il paesaggio archeologico come espressione culturale” con l’esempio di “Zungri: la città di Pietra – l’insediamento rupestre degli Sbariati”, organizzato dall’Ordine degli Architetti della provincia di Vibo Valentia.

L’evento, organizzato dal Comune di Zungri, è stato introdotto e moderato da Fabio Foti, Presidente dell’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Vibo Valentia, ed ha visto la presenza, oltre che del Primo Cittadino di Zungri, Franco Galati, di diversi Sindaci del Territorio, quali quello di Briatico, Lidio Vallone,  di Cessaniti, Francesco Mazzeo, e di Rombiolo, Domenico Petrolo, che hanno posto l’accento sul legame delle eccellenze e della valorizzazione del territorio nella sua interezza evidenziando la necessità non più procrastinabile di creare una rete delle tante ricchezze inespresse che il territorio del Poro deve rendere fruibili, che vanno dall’archeologia al paesaggio e all’ambiente, senza tralasciare l’enogastronomia e il turismo.

zungri11 visitasulposto La necessità di fare rete, ha affermato l’arch. Foti, apporterebbe un valore aggiunto alla conoscenza e allo sviluppo del territorio, così come chiosato dal Presidente del Parco delle Serre, dott. Giovanni Aramini, e da Nico Donato, Presidente della Fondazione OAPPC di Vibo Valentia che hanno sottolineato come una ideale via istmica dalle coste del Tirreno fino allo Ionio, già in fase di previsione e realizzazione, possa contribuire a valorizzare oltre che Tropea, anche i tanti tesori delle aree interne come Zungri, Mileto, Serra San Bruno, il Parco stesso, i distretti del ferro Stilo, Pazzano e Bivongi fino alla costa tra Soverato e Roccella, senza dimenticare le altre importanti realtà.

L’evento, ha sottolineato nel suo intervento il Direttore Scientifico di Arpacal, Michelangelo Iannone, si colloca in una visione strategica e più allargata della mission dell’Agenzia, che deriva dalle indicazioni del SNPA nel Rapporto Territorio 2018, ovvero che “La tutela del patrimonio ambientale, del paesaggio e il riconoscimento del valore del capitale naturale sono compiti e temi che ci richiama l’Europa, fondamentali alla luce delle particolari condizioni di fragilità e di criticità climatiche e territoriali del nostro Paese”.

La stessa ISPRA, ha continuato Iannone, con il progetto ArTeK (Satellite Enabled Services for Preservation and Valorization of Cultural Heritage) integra in una piattaforma informatica le più moderne tecnologie di analisi dei dati di osservazione aerea e satellitare per monitorare lo stato di conservazione e rischio di beni culturali che risultano minacciati da fattori ambientali.

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Sono poi seguite le relazioni tecniche del prof. Vincenzo Gioffrè, Ordinario di Architettura del Paesaggio dell’Università di Napoli, e dell’archeologa Maria D’Andrea, che hanno relazionato rispettivamente sull’evoluzione della normativa in materia paesaggistico ambientale e sui ritrovamenti dell’area del Monte Poro, nonché del geologo dell’Arpacal e Presidente di SIGEA, dott. Gaetano Osso, il quale, oltre all’introduzione sulla genesi di questo settore e sulla formazione rocciosa delle Grotte, ha posto l’accento sulle minacce che gravano sul sito dovute alle possibili colate di fango in occasione di piogge intense, specialmente nella situazione di cambiamento climatico, come per altro già avvenute nel 2018.

Il sito archeologico di Zungri, già oggetto di una ricerca anche dell’Arpacal a firma sempre del dott. Osso, rappresenta un unicum nel territorio calabrese poiché il nucleo centrale si sviluppa lungo un’unica direttrice, mentre tutto il complesso rupestre, composto da un centinaio di grotte, si articola su una superficie di circa 3.000 Mq. Le grotte hanno diverse forme e dimensioni e, secondo gli studi ancora in corso, sono state scavate su preesistenze bizantine costituite da silos utilizzati per la conservazione del grano databili all’VII – IX sec. a.c.