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“Siamo costretti a puntualizzare, ancora una volta, che la nostra Agenzia opera nel rispetto di protocolli e procedure tecnico-scientifiche codificate a livello nazionale in qualunque matrice ambientale, ed in ogni singola attività analitica che svolgiamo non ci inventiamo nulla, ma seguiamo metodi già codificati. Operiamo, inoltre, secondo una programmazione coordinata con il Sistema Nazionale della Protezione Ambientale, ossia la rete federale delle Agenzie Ambientali e dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)”.

E’ quanto la Direzione Scientifica dell’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) in riferimento alle dichiarazioni rilasciate da alcuni esponenti di associazioni locali che, sebbene spinte da nobili obiettivi, rischiano di generare confusione nell’opinione pubblica. Nel caso specifico, per le fioriture algali riscontrate a Nicotera, esponenti di associazioni locali continuano a non credere ai referti analitici emessi dall’Arpacal, accusando l’Agenzia, neanche tanto velatamente,  di non svolgere correttamente il suo ruolo che, è il caso di ribadirlo a chi non vuole ricordarlo, è un servizio pubblico.

“I nostri certificati analitici – prosegue la Direzione Scientifica - sono a disposizione di chiunque ne faccia richiesta, e su ciascun foglio sarà possibile trovare i riferimenti normativi seguiti, le procedure scientifiche adottate e, soprattutto, i tecnici responsabili che hanno svolto il lavoro e, cosa da non sottovalutare, che se ne assumono la responsabilità apponendo la propria firma sul documento. Se qualcuno mette in dubbio la veridicità dei nostri atti, lo faccia nelle sedi opportune”.


Da qualche settimana, infatti, i dipartimenti provinciali Arpacal sono letteralmente sommersi da numerose segnalazioni che riguardano la presenza in mare di chiazze di vario colore (verdi, biancastre, marroncine) e di varia densità. I tecnici dei Servizi Tematici Acque, ma anche gli uomini della Guardia Costiera, sono sempre più coinvolti in sopralluoghi per il campionamento di queste “strie e/o aggregati superficiali”. I laboratori Arpacal, nel dettaglio, hanno analizzato ben 25 campioni di acqua di mare superficiale (schiume e/o chiazze)  sui quali sono stati condotti esami microscopici e microbiologici.


“Dal punto di vista microbiologico – spiegano dalla Direzione Scientifica Arpacal - analizzando i parametri previsti dalla normativa vigente (d.lgs. 116/08), tutti i campioni hanno dato esito conforme. Alcuni prelievi  hanno rilevato la presenza di fioriture algali di specie non tossiche che fanno assumere la colorazione verdastra alle acque. Nella maggior parte dei casi le chiazze sono apparse dense, mucillaginose, cioè presentano alla visione microscopica accumuli di sostanza di natura organica”.


“Dall’osservazione microscopica sui campioni processati, è emerso che lo specchio acqueo antistante i comuni di Palmi, Gioia Tauro, San Ferdinando e Nicotera è spesso interessato da proliferazioni algali di specie non tossiche appartenenti all’ordine delle Gymnodiniales. Mentre sul versante ionico i campioni prelevati a Bova, Locri, Siderno, Marina di Gioiosa, Roccella Ionica e Roccelletta di Borgia hanno evidenziato presenza di aggregati mucillaginosi con  qualche cellula fitoplanctonica (diatomee e dinoflagellati) e organismi  zooplanctonici”.

“I fenomeni che provocano la comparsa delle strie colorate in superficie – spiegano ancora dalla Direzione Scientifica Arpacal - sono complessi e interessano meccanismi chimici, fisici, biologici e meteo climatici. Le mucillagini che si formano in colonna d’acqua sono denominate “planctoniche” e sono costituite da composti organici prodotti dal plancton. Sono comunque il frutto di alterazioni chimico fisiche e biologiche che si instaurano a causa del prevalere dei processi di degradazione batterica su quelli di produzione primaria”.
“L’origine delle mucillagini planctoniche ha in bibliografia – conclude la Direzione Scientifica - varie spiegazioni e l’argomento è molto dibattuto nel mondo scientifico. Recenti studi hanno dimostrato che l’accumulo di sostanza particellata organica (di origine planctonica) sia dovuto alla proliferazione e al decadimento di specie fitoplanctoniche (diatomee e dinoflagellati) che non vengono né predati né degradati e pertanto danno origine ad una serie di fenomeni chimici che portano alla formazione degli aggregati”.

(Foto: qualche immagine dai nostri laboratori bionaturalistici dei campioni prelevati)

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