roma greeneconomy4 L'Italia è tra i peggiori paesi europei per l'inquinamento atmosferico, che fa più morti degli incidenti stradali. Per risolvere la situazione servono politiche innovative, interventi efficaci sui trasporti ma anche sull'agricoltura e sul riscaldamento da legna. Una ricetta antismog, con soluzioni strutturali che superano le emergenze e puntano sullo sviluppo della Green Economy.

Alla sala dell'Istituto di Santa Maria in Aquiro presso il Senato della Repubblica oggi si parla di pandemia. L'inquinamento atmosferico in Europa causa la morte di oltre 500.000 persone e ha costi esterni stimati dai 330 ai 940 miliardi di euro. L'Italia, nonostante i miglioramenti dovuti alle tecnologie, resta uno dei paesi con la situazione più critica. I responsabili? Il traffico stradale ma anche l'agricoltura e il riscaldamento a biomasse legnose.

Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, dichiara che "ancora oggi l'inquinamento atmosferico rappresenta una delle principali minacce ambientali e sanitarie della nostra epoca. Per vincere la sfida della qualità dell'aria dobbiamo innovare le nostre politiche tenendo conto delle caratteristiche dell'inquinamento attuale, degli impatti potenziali del cambiamento climatico in corso, del ruolo crescente di settori "non convenzionali" che si aggiungono ai trasporti e all' industria, come le emissioni derivanti dal comparto agricolo e dal riscaldamento residenziale, e delle biomasse in particolare. L'Italia, se non cambierà rotta, non centrerà i nuovi target europei al 2030 e lo sviluppo della Green Economy in ambito urbano, ma non solo, è la soluzione più efficace per risolvere questa situazione".

Per la Calabria, e per l’Arpacal in particolare, ha preso parte ai lavori congressuali la dr.ssa Paola Barbuto, rappresentante di AssoArpa negli Stati Generali della Green Economy nel Gruppo di lavoro “Il nuovo paradigma per una mobilità sostenibile”.

Il DNA dell'inquinamento italiano è stato studiato dal Report sulla qualità dell'aria, la ricerca realizzata dalla Fondazione dello sviluppo sostenibile, in collaborazione con Enea e con la partnership delle Ferrovie dello Stato. Dieci sono le proposte che toccano i temi di carattere generale e altri di tipo più specifico, relativi ai singoli settori.

  1. Necessità di una strategia nazionale che possa incidere sulle politiche nazionale dei trasporti sull'energia sull'edilizia e che riesca ad individuare misure strutturali ed eccezionali valide su tutto il territorio nazionale;
  2. La combustione energetica è il principale responsabile dell'inquinamento atmosferico ma fino ad ora i principali orientamenti ambientali hanno puntato a ridurre le emissioni di gas serra. La nuova strategia Nazionale dovrebbe includere invece una valutazione degli impatti non solo sulla CO2 ma anche sui principali inquinanti atmosferici;
  3. Agire con misure straordinarie e divieti nelle città solo dopo che sono stati raggiunti livelli critici non consente di risolvere l'emergenza è necessario passare a un approccio preventivo all'emergenza;
  4. il sistema di mobilità basato sull' auto propria è il primo ostacolo al miglioramento della qualità dell'aria. Bisogna mettere in campo interventi a soluzioni per portare il parco circolante in Italia a meno di una autovettura ogni due abitanti;
  5. Solo il 10% degli investimenti pubblici va alla mobilità urbana. Occorrono invece ingenti investimenti a favore del trasporto rapido di massa, delle infrastrutture ciclopedonali e di sistemi di logistica intelligente;
  6. Le politiche incentrate sugli standard Euro non hanno funzionato. Servono nuovi strumenti fiscali economici regolatori per ridurre velocemente il numero di veicoli diesel e benzina facendo crescere quelli ibridi plug-in, quelle full elettric e quelli a gas.
  7. Occorrono interventi nel settore residenziale. Servono sistemi e strumenti di finanziamento innovativi capaci di promuovere interventi di deep renovation intervenendo su interi edifici o gruppi di edifici esistenti. Bisogna raggiungere il riduzione dei consumi nell'ordine del 60 80%
  8. Servono linee guida nazionali sull'utilizzo delle biomasse . Nonostante siano percepite come favorevoli le biomasse legnose contribuiscono in modo significativo all'inquinamento da particolato atmosferico;
  9. L'ammoniaca è un importante precursore del particolato atmosferico e l'agricoltura è responsabile del 96% delle emissioni nazionali. Il comparto agricolo deve quindi promuovere nuovi interventi volti a ridurre l'azoto in eccesso nei terreni, a mitigare l'impatto degli allevamenti, e a sviluppare l'agricoltura biologica meno impattante;
  10. L'industria è il principale settore in Italia per le missioni di SOx e COVNM che sono importanti i precursori del particolato atmosferico. È possibile apportare dei miglioramenti adottando per grandi impianti i limiti più stringenti previsti per le migliori tecnologie disponibili definendo nuovi limiti alle emissioni e istituendo un inventario delle emissioni per i piccoli impianti, promuovendo l'elettrificazione e l'utilizzo di combustibili a basso impatto ambientale in impianti ad altissima efficienza.
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